TERMOABLAZIONE CON TECNICHE A RADIOFREQUENZA
Con il termine radiofrequenza si intende genericamente un onda elettromagnetica con frequenza compresa tra qualche kHz e 300 GHz e lunghezze d'onda comprese tra 100 km (da 3 kHz) a 1 mm (a 300 GHz).
Nella termoablazione con radiofrequenza viene utilizzata una corrente alternata a alta frequenza (350-500 kHz), che applicata con dedicati dispositivi (elettrodi) determina una oscillazione degli ioni delle molecole, con un conseguente aumento controllato di temperatura. Applicando l’energia a radiofrequenza per un tempo sufficiente con specifici algoritmi di erogazione di potenza, è possibile ottenere la distruzione per necrosi coagulativa di un volume prestabilito di un tessuto.
La tecnica della termoablazione con radiofrequenza è stata la prima applicata al trattamento dei tumori. Inizialmente applicata per la termoablazione dei tumori del fegato (epatocarcinoma), è stata in seguito applicata con successo nel trattamento delle metastasi epatiche, e quindi per termoablazione dei tumori del rene, la termoablazione dei tumori del polmone. Più recentemente, grazie allo sviluppo di speciali elettrodi dedicati, è stata utilizzata con successo per la termoablazione dei noduli tiroidei benigni e in casi selezionati di recidive di malattia da tumori tiroidei.
La radiofrequenza è sicuramente la metodica di termoablazione su cui esiste la maggior esperienza al mondo e il maggior numero di evidenze scientifiche di sicurezza e efficacia, e rappresenta oggi nella maggior parte dei centri la metodica di scelta per l’esecuzione dei trattamenti di termoablazione.